Caramelle cinesi

UN TEMA

Sviluppa un tema, un amore
Quando inizia e poi muore
Se puoi dirti una donna
Già matura e poi mamma

Sviluppa un tema con ardore
Quando inizia la passione
Esci dal tema e prendi un uomo
Col volto grigio del tuono

Sviluppa un tema, un bambino
Da cullare un pochino
Con gli occhi pieni di rancore
Non è il frutto di un amore

Sviluppa un tema, una storia
E il nero di una donna
sviluppa un tema, un amore
quando inizia poi non muore

MARCO POLO

Eppure erano soltanto caramelle cinesi al gusto di cannella
Tu eri quella di sempre, la mia testa un groviglio di parole poco usate
Si appiccicavano alla bocca come rime scontate in versi ottonari
Buon viaggio, ci vediamo dopo
Buon viaggio, starò via per poco.
La tua schiena, la via della seta, verrà raccontata un milione di volte
Le tue labbra, deserte dopo la pioggia, Rustichello non riuscirà a immaginarle
E sale la voglia di tornare da te e dalle tue madeleine
Sarai quella di sempre, nella testa ho il sapore della tua pelle
La mia ricerca svanisce tra le mura spoglie di questa prigione
Buon viaggio, ci vediamo dopo
Buon viaggio, starò via per poco
Il tuo seno, pagode appuntite, punge il pensiero senza pudore
Occhi accennati, che sembrano chiusi, aspettano il mio ritorno

ULISSE

Io non ho la tua sensibilità
Cercherò di sentire ciò che senti tu
E al mattino mi chiedi: ”tu cosa vedi”
Io vedo il mare

Io non ho la tua abilità
Di capire le cose che ancora non so
E alla sera mi chiedi: “tu cosa provi”
Io vedo il mare

Io non vengo dalla tua città
Il fumo che scende per strada mi perde
E le tue luci che sanno di libertà
Riescono solamente a confondere la notte

Io sarò diverso da te
Quando domani ti risveglierai
Mi appoggerai la testa sulla spalla
Ma non sarai felice

Io non ho la tua fantasia
Vedo solo quello che sta davanti a me
E quando mi chiederai: “tu cosa vedi”
Risponderò: “Io vedo il mare”

LE RAGAZZE DI SAN FREDIANO

Le ragazze di San Frediano sono tutte ubriache
Ballano scalze e si prendono a calci
Se dai a loro due baci sono contente
Le ragazze di San Frediano non sospettano ancora niente
io resto seduto a guardarle da qui
Mi sento un po’ solo un po’ stanco e un po’ vecchio e penso a madame Bovary

La bambina di strada pianta un pezzo di pane
Casanova ha riempito i suoi capelli di ricordi
Dalle due soldi e lo ha già dimenticato
La bambina di strada non ha ancora il senso del peccato
Aspetta che cresca il suo l’albero nel catrame
Intanto si mostra più grande, più bella e sicura in mezzo a questo ciarpame

Il conte di Montecristo è arrivato da poco in città
Vende amuleti e la fama all’incrocio in un bar
Il solito ignoto crede di esser notato
Ma il conte di Montecristo è solo un personaggio inventato

e io son tranquillo e a posto con la mia coscienza
Faccio un po’ di corsa la sera e una volta al mese opere di beneficenza
Le ragazze di San Frediano ora han tutte capito
Si son messe le scarpe e han cambiato vestito
Il trucco è sfiorito e son sempre quelle
Ma io le trovo, le trovo ancora più belle

ORECCHIE DA CONIGLIO

Ma che stupidità che c’è in me quando non ti ascolto
E che stupidità che c’è in te quando fingi
Quando dici di si, cosa intendi
Parli in tedesco o preferisci le lingue morte
Non dico mai di no ma non so a che cosa
Che stupidità che c’è in me quando non comprendo
Che stupidità che c’è in te se ci giochi
Ti arrabbi con un alieno con le orecchie da coniglio
Mi sento un pupazzo e un imbecille
Un bicchiere di cristallo e il suo sibilo
Che stupidità che c’è in noi quando non parliamo
Che stupidità se poi ci incazziamo
E non facciamo l’amore
Per una stupida incomprensione

ANNA O.

Non ho una grande storia da raccontarti,
è più che altro una piccola storia d’amore, come tante
ma prova a contare i pensieri di oggi
poi dimmi in quanti di questi riesci a trovarmi
e poi
Se non è amore traducilo in qualcosa di pratico, questa notte
E a pensarci non ho un gran che da offrirti,
poche parole sparse per addormentarti, fallo piano
e conta i sogni che vengono a cercarti
poi dimmi in quanti di questi riesci a trovarmi
e vedrai
se sarà amore lo scopriamo domani mattina appoggiati al cuscino

IL FILO DI ARIANNA

Ho conosciuto un uomo che viveva con un filo
Un filo attaccato dietro la cintura
Sembrava non curarsene, viveva tranquillo
sembrava tutto calmo e non si accorgeva
quando il filo tirava, quando il filo sognava

lui un quadrato, il filo un cuscino
portava un profumo, profumo di donna
e di una bambina in un paese lontano
tra campi da calcio e campi di grano
ed una promessa di fine estate

il tempo scorreva al ritmo del sole
lui lo combatteva a parole crociate
un giorno decise che ormai era tempo
di vedere cosa mai ci fosse legato
dall’altra parte del filo, dall’altra parte del mondo

tirò a due mani, il filo si ruppe
scomparve in un colpo, neppure un rumore
La mia malinconia disse: “non è il filo spezzato
È quel piccolo nodo che mi è rimasto
Attaccato alla cintura, che ho in fondo al cuore”

Ho conosciuto un uomo che viveva con un filo
Un filo attaccato dietro la cintura
E non seppe mai a cosa fosse legato
Una stella, una donna od una bambina
Lui lo chiamò come una figlia: il filo di Arianna

BERESINA

Sei così bella anche vestita dall’inverno
Da lasciare senza fiato tutta questa gente che mi alita alle spalle
Sei troppo bella perché nel mio cuore ci sia battaglia
Dormirò nel tuo letto stasera senza chiederti il permesso
Le tue mani fredde mi ricordano mia madre
Quando veniva di notte a consolarmi ora possono salvarmi

E gira la giostra tra il vincente e chi deve scappare
Lo so già che tu non mi lascerai andare

Terra bruciata, bianca come il latte
Da padrone del mondo mi ritrovo con la faccia nel fango
Terra straniera dall’accento troppo duro
Qui ti ho conosciuta e ora canto la mia paura
Grande armata, fatemi il piacere
Dispersi come mosche, sono uno dei tanti

E gira la giostra tra il vincente e chi deve scappare
Lo so già che tu non mi lascerai andare
Gira la giostra, tra l’amante e chi deve lasciare
Lo so già che tu non mi lascerai andare

Arrivammo a un fiume, dietro di noi i soldati Russi ci alitavano addosso vodka. Avevo freddo ai piedi e ne avevo abbastanza di quel maledetto deserto ghiacciato.
Mi colpirono al ventre e io caddi, il moschetto mi sfuggì dalle mani, rotolò in avanti per pochi metri e si piantò nel fango.
Strisciando cercai di recuperarlo.
Fu allora che incontrai le sue mani. Mi accarezzò la pelle e mi baciò. Un attimo e scomparve, un altro bacio e poi via di nuovo. Alzai lo sguardo. Bella. La neve le copriva le spalle e un velo di nebbia il volto. Abbandonai i muscoli e rimasi ad ascoltare la sua voce.
“Basta” diceva.
“Basta” pensavo, è ora di riposare, è ora di abbandonarsi a una donna bellissima vestita di bianco.

GRAZIE UVA

E’ settembre,
l’estate sta finendo
l’autunno sta iniziando.
Sono qua
nel vigneto
raccolgo l’uva coltivata quest’anno
uva bianca, uva nera
vita pura, vita vera
i raggi del sole scaldano la vite
secondo noi tutti ci aspetta un inverno mite
il suore di noi tutti scene dalla fronte.
Uva bianca, uva nera
grazie a te nasce il vino

REPUBBLICA

Il mio segno zodiacale è uguale al tuo, il tuo segno zodiacale è uguale al suo
La mia storia strana è uguale alla tua, la tua storia strana è uguale alla sua
Avrei qualcosa da raccontare e qualcos’altro da imparare