Volevamo uccidere il re

CECILIA

Oggi t’ho comprato, quattro rose rosse
tu mi hai detto: “Scemo, son dispari le scuse”
Cecilia non lo so come ti devo amare
E anche se questa storia fosse solo normale
che peccato sarebbe non considerarti speciale
Cecilia non lo so come ti devo amare

Quando dormirai ti amerò lentamente
quando piangerai più tristemente
è così che sarà la nostra canzone

Eccola qua la nostra canzone
mi dici: “Vabbè poteva essere migliore”
Cecilia non lo so come ti devo amare

Quando riderai ti amerò allegramente
quando penserai più dolcemente
è così che sarà la nostra canzone

LA PRIMAVERA DI NEDA

Qualcuno andò sui tetti con le braccia al cielo, altri rimasero in strada
a prenderle di santa ragione, per una qualche ragione di regime
scomparvero sotto i nostri occhi con i denti maciullati
e l’onda verde diventava rossa e pian piano coagulava
per strade lavate da menzogne e da religiosi col cappello nero
meticolosi suonatori di tar qui nell’inferno di Tehran

Neda, verrà di sicuro primavera anche qua
Al sicuro tu lo sei già

Una ragazza dai capelli neri in mezzo a un fiume di persone
Arginate da un ingegnere e da suoi conti strampalati
Poteva essere fine Giugno od il sedici gennaio
Quel fuoco non si spegne a colpi di mortaio
A colpi di fucile di pistola o di cannone,
brandendo un bastone, a noi basta il tuo nome

Neda, verrà di sicuro primavera anche qua
Al sicuro tu lo sei già

E quando la tua voce si spense molte altre presero forza
Coprirono l’eco degli spari e ti seminarono nel giardino dei giusti
Importeremo sportine cinesi per fermare i carri armati,
i fumatori di tabacco olandese e i motorini dei soldati
mentre il velo scivolava via il tuo volto sorrideva
perché guardavi lontano, sapevi di non morire invano

Neda, verrà di sicuro primavera anche qua
Al sicuro tu lo sei già

IL CUOCO ANARCHICO

Vennero dieci soldati, con le sciabole ai fianchi
Vennero quattro dottori, con il bisturi e i camici bianchi
Restarono solo la mia berretta e un poeta
Un poeta romagnolo e la mia berretta da cuoco

Venne un boia con la faccia da cane a vedere se ero già morto
O se finalmente ero pazzo davvero e che misure aveva il mio corpo
Mi aprirono il cranio e mi sezionarono il cervello
Ma non trovarono che una bandiera ricavata da un cappello

Vennero sei tipi strani su altrettanti cavalli
Vennero con le camice a portar via questa famiglia di matti
una vecchia signora di 76 anni e cinque figli ignoranti
mio padre partito da tempo sarebbe morto dallo spavento

Io alto uno e sessanta con un coltellino da tasca
Buono soltanto per sbucciare le mele, mi presentai senza giacca
Giovanni se ne esce dalla folla per colpire con forza
Per colpire con forza e da solo un intero sistema

Vennero 18 chili di catene a mortificare le carni
Un soffitto di pietra sotto l’isola D’Elba e nessuno a parlarmi
Un metro e quaranta di merda e le mie suppliche al cielo
Le mie suppliche al mondo ascoltate solo da un guardiano sordo

tutto questo per avere attentato alla vita di uno con i baffi da scemo
con occhi da trota e i baffi da scemo
Passannante, il cuoco, ha spaventato il regime
Morte al re, viva la repubblica universale

GAETANO

Dicono che sono un assassino, è vero
Il macellaio di Milano provava i suoi archibugi sulla folla festante per un chilo di pane
con lo scemo del villaggio che se ne stava a guardare plaudendo il massacro
E finiti i quattro giorni compensava i sottoposti con una croce al petto e una sedia di legno massello
Al processo il macellaio con la schiena sempre dritta incalzava la difesa per vedermi torturato
o squartato ancora vivo, io che avevo ucciso solo lo scemo suo capo, lui cento dei miei fratelli
Dicono che sono un assassino, è vero

Ma fosse stato l’ultimo,
fosse stato l’ultimo avreste detto
Gaetano hai fatto bene

Dicono che dentro le conchiglie si sente il mare
e che un anarchico per forza debba sempre fallire
Da qui non sento nulla, solo puzza di pesce e di quel povero prete che è venuto a consolarmi
a salvarmi da una colpa che non riesco ancora a sentire
Stanotte non mi resta che un santantonio da pregare quando i bastardi benvestiti si verranno a vendicare
chiedo scusa solo a Tina e mia moglie e saluto l’America
Dicono che sono un suicida, questo non è vero

fosse stato l’ultimo
fosse stato l’ultimo, avreste detto
Gaetano hai fatto bene

IL BRIGANTE ROBIN-HOOD

Cosa disse tuo padre, quella sera, prima di andare
“Giuseppe devi stare attento a fare a pugni con le zanzare

mentre tu
ti bruci la faccia al vento del sud
agl’ordini del brigante Robin Hood
ti sporchi le mani alla polvere del sud
agl’ordini di un brigante, Robin Hood

di quel vento ti fidavi e alla polvere ci pensavano le mani
“Giuseppe devi stare attento ai vizi di questi primi Italiani”

mentre qui
ti ama la gente per bene del sud
nonostante sei un brigante robin hood
ti protegge la gente per il bene del sud
proprio perché sei un brigante robin hooh

ma tra una storia e la vita la differenza sta dal dolore
e tra una vendetta e un amore, Giuseppe non hai scelto l’amore

IL RITORNO DI MADDALENA

tu che vivi col sole in faccia
e ti specchi ogni giorno nell’acqua
conti i tuoi fratelli
e non ti curi più della strada

Io che affogo, tra la nebbia e il vino
cercando un posto sicuro
che ti nasconda dal mio assassino
che un giorno incontrai per la strada

con l’oro e l’incenso
sul muro del pianto
si spande un lamento
ma non sarai tu

E Simone ti prende per mano
e ti dice che è ora di andare
ed è convinto di avere ragione
ma sa di mentire sul nome

Ora il lago ti sembra un oceano
e i figli speranze d’amore
così decise di restare
cancellando per sempre la strada

Tra i tuoi capelli d’argento
scivola il vento
si perde nel tempo
e non soffierà più

HO LASCIATO IL TUO AMORE

Ho lasciato il tuo amore all’incrocio di una strada
ed è passato tanto tempo che ho perduto l’indirizzo
adesso vendo la tristezza per tre soldi ad un tizio
perché mi dica con certezza che tornerai a casa

ho nascosto il tuo cuore infondo ad un granaio
ed il mio lo conservo al sicuro dentro al frigo
ho ballato con molte donne e ad altre ancora ho sorriso
il tempo passa ma è un anno che è sempre gennaio

Amore che vai, non tornerai
ma se tornerai…

Ho spezzato bottiglie ed inseguito aquiloni
mi son perso nel vento e tagliato coi vetri
e se conto i ricordi non arrivo fino al dieci
alcuni sono difetti, gli altri solo canzoni

scrivo ancora a penna e parlo sempre di ieri
quando era una bella giornata, quel tizio non lo conoscevo niente
la pianura passava veloce ed il treno era pieno di gente
non avevo tanti pensieri ma ero sicuro che c’eri

ANNI DI PIOMBO

Volevamo uccidere il re perché capissero che era solo il primo
volevamo combattere un concetto per vedere se moriva come un contadino.
Volevamo crocifiggere Maria perché l’unica a non aver pianto
volevamo colpire il suo Dio per vedere come sanguinava un santo
e alle undici e tre quarti della storia, quando lontana sembrava ancora l’alba,
i manganelli si confusero alle bandiere, e tuoi pensieri a pallottole vere.
Quando la luce si fece più chiara e il tempo depositò i vincitori,
mi guardai le mani insanguinate e capii di aver piantato un coltello
nello stomaco di mio fratello.